Radar, Scania Advanced Emergency Braking, AEB. Illustration: Hampus Sahlin 2013

Il sistema di frenata di emergenza può “fermare” il terrorismo in Europa?

Purtroppo negli ultimi mesi abbiamo assistito a diversi attentati terroristici dove i veicoli sono stati utilizzati come autentici vettori per seminare morti, non ultimo l’attentato di Barcellona dello scorso 17 agosto. Il modus operandi è più o meno sempre il medesimo; individuare punti nevralgici nelle città frequentate da molte persone e lanciare il veicolo scelto per l’attentato -camion, auto o furgone- a tutta velocità in mezzo alla folla.

Questo articolo non vuole assolutamente parlare di cronaca, quindi il nostro “racconto” dei fatti si ferma qui, ma vuole fornire uno spunto di riflessione su come e quanto la moderna tecnologia, che da ormai diversi anni è presente nel settore automotive, avrebbe potuto evitare e/o mitigare le conseguenze di questi attentati.

La prima cosa che ci viene in mente è la frenata automatica. Anis Amri, il terrorista autore della strage al mercatino natalizio di Berlino del 19 dicembre, molto probabilmente non aveva mai sentito parlare di frenata automatica di emergenza -AEB (Autonomous Emergency Braking)– quando è salito sulla cabina di pilotaggio del camion. Cerchiamo però di fare un po’ di chiarezza partendo dal principio, ossia dal funzionamento del sistema di frenata automatica di emergenza.

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Che cos’è l’AEB?

L’acronimo AEB è formato da tre paroleAutonomous, il sistema agisce in modo indipendente dal conducente per evitare o mitigare l’impatto; Emergency, il sistema interviene solo in una situazione critica; Braking, il sistema tenta di evitare l’impatto azionando i freni. Si tratta di un sistema che migliora la sicurezza aiutando ad evitare l’impatto identificando in tempo situazioni critiche e avvisando il conducente e, in ultima istanza, ridimensionano la gravità degli incidenti inevitabili, riducendo la velocità di collisione e, in determinate circostanze, preparando all’impatto la vettura e le cinture di sicurezza.

Quasi tutti i sistemi AEB, come ad esempio quello di Bosch, utilizzano una tecnologia basata su sensori ottici, telecamera stereo o LIDAR per identificare gli ostacoli davanti alla vettura. La combinazione di queste informazioni con la velocità e la traiettoria permettono di stabilire se esiste un pericolo effettivo. Il modo operativo dell’AEB varia anche a seconda della velocità -se superiore o inferiore a 30 km/h-: se l’AEB rileva una potenziale collisione prova ad evitare l’impatto avvisando il conducente sulla necessità di intraprendere un’azione correttiva, emettendo un segnale acustico, se il conducente non interviene e l’impatto è imminente, il sistema provvede ad applicare una frenata. A velocità superiore ai 30 km/h il sistema ridimensiona la gravità degli incidenti inevitabili, riducendo la velocità di collisione e, in taluni casi, predisponendo all’impatto la vettura e le cinture di sicurezza; QUI è presente un documento in .PDF che spiega nel dettaglio il funzionamento del sistema Bosch.

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In tutti i casi l’obiettivo dell’AEB è quello di evitare un impatto con un veicolo o un pedone che ci precede e/o di mitigare le conseguenze dell’incidente stesso. Quello della sicurezza attiva e passiva è un dibattito sempre aperto ed il sistema di frenata automatica rientra tra quei sistemi che nei prossimi anni entrerà di diritto tra i dispositivi di sicurezza di serie. Lo scorso anno 20 produttori di automobili hanno stretto un accordo con il Dipartimento dei Trasporti USA affinché entro il 2022 tutte le nuove automobili incorporino di serie un sistema di frenata d’emergenza automatica. Tra le case che hanno siglato l’accordo possiamo annoverare: Audi, BMW, FCA, Ford, General Motors, Honda, Hyundai, Jaguar Land Rover, Kia, Maserati, Mazda, Mercedes-Benz, Mitsubishi, Nissan, Porsche, Subaru, Tesla, Toyota, Volkswagen e Volvo Car USA.

Toyota però punta di raggiungere questo traguardo già nel 2017 proponendo questo sistema in tutta la gamma. Il Regolamento Europeo, adottato nel 2012, ha fatto decisamente di più rispetto al Dipartimento dei Trasporti USA perché richiede che a partire dal 2015 tutti i veicoli nuovi siano dotati di AEB.

Il sistema di frenata di emergenza di Bosch

Tornando a bomba sui fatti di Berlino, possiamo affermare che l’AEB ha mitigato le conseguenze dell’attentato? In parte, sì, perché, così come riporta il Telegraph, partendo dal presupposto che il terrorista non aveva idea di come disinnescare l’AEB montato sullo Scania R450, mezzo costruito dopo il 2012, il sistema avrebbe mitigato le già devastanti conseguenze dell’attentato. Come riporta il Telegraph, quando Anis Amri ha iniziato la sua folle corsa il sistema avrebbe emesso un allarme visivo e acustico e molto probabilmente si stava preparando a prendere il controllo dei freni, tuttavia è probabile che l’AEB sia stato inizialmente bypassato dall’uso dell’acceleratore e quindi non ha arrestato la corsa del veicolo.

A permettere l’intervento dell’AEB è stato lo scontro del camion con le bancarelle del mercatino; a questo punto il sistema avrebbe completamente arrestato la corsa del camion applicando anche il freno di stazionamento elettronico.

Un discorso analogo si potrebbe fare con l’attentato al London Bridge dove è stato utilizzato un Renault Master. Infatti, se il veicolo fosse stato dotato della frenata di emergenza automatica, molto probabilmente si sarebbe fermato all’inizio della sua corsa mitigando drasticamente il numero dei morti.

Advanced Emergency Braking. CC: Bosch

La tecnologia è quindi in grado di attenuare gli effetti dei veicoli lanciati sulla folla, tuttavia è necessario agire preventivamente mediante una stretta collaborazione con le società di noleggio, dove spesso gli attentatori affittano i veicoli utilizzati per compiere le stragi. Anche l’età del parco macchine circolante è ovviamente determinante, poiché effettivamente queste tecnologie sono presenti principalmente nei veicoli più nuovi.

Si parla spesso di auto a guida completamente autonoma come un qualcosa di imminente dimenticandosi però che i “veri” frutti già ci sono e prendono il nome di sistemi avanzati di assistenza alla guida dove l’elettronica può venire incontro al driver intervenendo in tutte quelle situazioni dove il pilota umano è più soggetto a compiere degli errori, come ad esempio le situazioni “ad elastico” in autostrada. E, come detto, mitigare le conseguenze degli attentati quando i veicoli vengono utilizzati come strumento di distruzione.

 

 

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